– Considerazioni post-evento: “Essere ABB” 2014, Maranello, sede museo Ferrari –
Appena rientrati dall’evento nazionale ABB di Maranello nelle nostre teste hanno preso maggiore consistenza alcune considerazioni che facciamo da anni e che spesso in fiera cerchiamo di trasmettere a centinaia di visitatori presso i nostri stand: l’importanza e la validità della domotica.
La stessa ABB, l’azienda multinazionale leader nel settore, che produce la maggior parte dei componenti per la Home Automation in Italia dando lavoro a circa 6500 dipendenti, ha incentrato la sua nuova presentazione proprio su questo tema: sono stati mostrati dei video, con delle gag che hanno visto protagonisti Fiorello ed Enrico Brignano, in cui si è mostrato come noi italiani siamo ancora restii ad introdurre un cambiamento tecnologico nell’impianto elettrico delle nostre abitazioni.
Abbiamo, infatti, televisori ultrapiatti con controllo vocale e Smartphone in grado di fare quasi tutto, ma se vogliamo spegnere la luce dell’ambiente in cui ci troviamo dobbiamo alzarci, percorrere qualche metro e ritrovare l’interruttore giusto. Oppure per ricreare la giusta combinazione di luce -“scenario”- per una determinata occasione dobbiamo far lo stesso, cioè alzarci, camminare e fare dei tentativi.
La tecnologia non entra o meglio stenta ad entrare a dispetto delle altre nazioni europee, come Francia e Germania. Ci spieghiamo meglio: c’è un forte divario tecnologico tra gli elettrodomestici e gli impianti presenti nelle case italiane. Si vedono sempre più persone di una certa età che giocano alla Playstation o con il Nintendo Wii (cosa impensabile durante la loro adolescenza!) nelle stesse abitazioni dove hanno ancora un termostato a rotella, di qualche decennio fa, che regola il clima. Oppure persone con uno Smartphone o un Tablet di ultima generazione che hanno in casa impianti degli anni sessanta che non solo risultano essere obsoleti ma spesso non conformi alle normative vigenti e quindi insicuri.
Alla luce di queste considerazioni, ci chiediamo quindi perché nei nuovi impianti, sia in una nuova costruzione o ancor di più in una ristrutturazione (che potrebbe essere rappresentare l’occasione giusta!), i proprietari non scelgano una soluzione domotica ma ancora vadano spesso incontro ad un impianto di tipo tradizionale.
Ricordate, chiudendo gli occhi ed immaginando per un attimo di tornare indietro di soli 15-20 anni, alla prima grande rottamazione automobilistica, come prima di scendere dalle nostre auto sembravamo degli atleti nel chiudere le sicure dei 4 sportelli e alzare i finestrini con la manovella nel minor tempo possibile?
Credo che molti stiano pensando a quei momenti amarcord con una certa nostalgia, mentre oggi la nostra auto non ha bisogno delle chiavi per essere aperta, “lei ci riconosce”, parcheggia da sola ed una telecamera ci fa vedere il retro, e domani, addirittura, capirà se abbiamo fatto uso di alcolici dalla nostra guida, dal nostro respiro e dal battito delle ciglia: in quel caso l’auto si fermerà ed andrà in blocco!
Un’altra considerazione: se ci pensate, più piccole sono le cose che compriamo e più pagine hanno i libretti di istruzione di riferimento, basti pensare ad un cardio-frequenzimetro oppure ad una fotocamera digitale, perché appunto sono tante le potenzialità di utilizzo. Ma della casa, intesa come “riparo”, nel significato più primordiale del termine e che spesso per tanti di noi coincide con la realizzazione di una vita,.. cosa abbiamo? Possediamo un libretto di istruzioni? Quali sono le potenzialità? Quali le tecnologie attive? Quali le possibilità di controllo?
A questo punto ci chiediamo di nuovo: perché questo divario tecnologico tra gli impianti delle abitazioni e il resto della vita di tutti i giorni?
In sintesi: il mondo che ci circonda è sempre più smart ed anche noi lo siamo: ma le nostre case lo sono?
Marco e Mirko Martino, NWD.